M. A. F. I. A.Ma. Allora. Finiremo. Inevitabilmente. Assorbiti
Sono troppi anni che il panorama artistico italiano ha abdicato ad uno dei suoi doveri; quello di richiamare attraverso l’evento artistico, ad una riflessione attiva su ciò che caratterizza, nel flusso ordinario, la vita di milioni di persone. In questo fiume inarrestabile di piccoli fatti quotidiani, una costante alla quale sembra ci si sia tutti ormai abituati è la deviazione dagli onesti e regolari rapporti che in una civile convivenza dovrebbero rappresentare la norma. Le associazioni a delinquere non vanno mai in ferie, non fanno vacanza, non si prendono “pause di riflessione” e quando lo fanno è solo per rinforzare i propri apparati per tornare a sferrare attacchi sempre più feroci alla democrazia. La MAFIA non dorme mai. E siccome negli ultimi anni ha cambiato strategia passando, almeno per il momento, da eclatanti e sanguinosi attacchi allo Stato ed ai suoi cittadini, ad un più sottile ed inquietante gioco di alleanze economico-politiche estese a tutto il globo, sembra un problema superato, un argomento stantio di cui non si ha più voglia di parlare. Cambiare tutto per non cambiare niente, come dichiarava il Principe di Salina nel Gattopardo di Giuseppe Tommasi da Lampedusa, lasciare che tutto lentamente venga assorbito, cioè neutralizzato e depotenziato dalla coscienza collettiva, è stato l’inevitabile processo subito da questa nostra distratta ed affannata società. Ma c’è sempre chi si ricorda, e c’è sempre chi vuol capire e quando per farlo si utilizza lo strumento privilegiato dell’arte l’azione ha un portato propedeutico e pedagogico che offre a chi sa ben vedere una accurata epistemologia. Gerardo Paoletti investe nella sua opera d’arte anni di ricerca e riflessioni, indagini e sperimentazioni che si risolvono in una complessa polisemantica installazione dove l’input visivo sollecita un recupero nella memoria collettiva di fatti tragici. Fatti recenti eppur ormai lontani dal vissuto di ogni singolo. Ci siamo già lasciati assorbire dall’indifferenza omologante del sistema globalizzato? A guardare l’opera di Paoletti sembrerebbe di no, per fortuna. Il suo Iter per Mortùus,un vero e prorpiotransite ad inferos deducentur, ha lo scopo di ri-dare voce a chi voce ormai non ha più. Le vittime. Coloro che sono stati falciati da una criminalità indiscriminata che non ha fatto distinzione tra chi la combatteva e chi semplicemente viveva la sua vita ai margini di tanta violenza. Nell’opera tragica e commovente dell’artista le voci e le testimonianze dei giudici si intrecciano con quelle dei giornalisti, delle madri, dei passanti ignari che sono stati spazzati via da una bomba o da una raffica di mitra. Su questi scampoli di memoria si intrecciano le testimonianze dei grandi boss, a volte pentiti e divenuti collaboratori, altre volte irriducibili nel perseguire un crimine che a dispetto delle deviate motivazioni originali non ha più alcun codice, neppure criminale. Dare voce a chi non potrà più parlare è stato per Gerardo Paoletti un recupero dell’antica tradizione etica di cui l’arte per lungo tempo si era fatta testimone e che proprio attraverso questa sua opera rilancia la sfida ad essere partecipi del nostro tormentato presente, senza lasciarsi assorbire.
Claudio Giorgetti - Ottobre 2014
CONDOMINIO ITALIALa memoria delle vittime e delle stragi mafiose è “cosa nostra”, patrimonio comune della coscienza civile del paese.
L’installazione Condominio Italia è l’anteprima di un’opera sulle memorie di mafia che dà a voce a chi non può più parlare, scansiona la storia con i linguaggi dell’arte, oltrepassando il terreno dell’estetica per entrare in quello dell’etica e del pensiero.
“l'Arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è “ (Paul Klee)